Forti - La Guerra all'orizzonte

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L A   G U E R R A   D E I   F O R T I
I   F O R T I   I T A L I A N I

Lo sbarramento austriaco degli altipiani al confine tra Veneto e Trentino si appoggiava su una serie di moderne fortificazioni che dall'Altopiano di Folgaria, con il Doss del Sommo, Sommo Alto e Cherle, si articolava lungo il confine fino alla Piana del Vezzena controllata dai forti Luserna, Busa Verle e Spitz Verle. Alla linea austriaca si contrapponevano i forti italiani di Monte Verena, di Cima Campolongo, di Punta Corbin di Casa Ratti e di Campomolon. L'armamento dei forti italiani era costituito in genere da 4-6 cannoni da 149 mm installati in cupole corazzate cui si affiancavano pezzi di calibro più piccolo in batterie esterne munite di cannoni con affusto rigido da 75 mm e mitragliatrici per la difesa ravvicinata.
I forti austriaci differivano da quelli italiani soprattutto per lo spessore delle masse di calcestruzzo che proteggevano la batteria: 4-5 metri contro i 2-2,5 dei forti italiani. Differivano anche nella forma e nello spessore delle blindature delle cupole che raggiungevano i 30 cm contro i 16 di quelle installate nei forti italiani.
Ma la differenza più evidente riguardava la concezione tattica circa l'impiego dei forti.
Quelli italiani erano stati pensati per colpire le fortezze avversarie ed impedire l'eventuale avanzata delle truppe lungo le valli. Erano, quindi, collocati su cime elevate, quasi inaccessibili, ed armati con cannoni in grado di assicurare un esteso campo di tiro.
Quelli austriaci erano invece concepiti per rappresentare dei capisaldi atti a sostenere le fanterie e, quindi, inserite all'interno di un sistema difensivo costituito anche da trincee e postazioni in grado di appoggiarsi a vicenda e di resistere per lunghi periodi anche con poche truppe.
Un particolare ringraziamento alle organizzazioni e agli enti che hnno messo a disposizione le immagini contenute nelle pagine dedicate ai forti degli altipiani veneti.

    
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