Indagini - La Guerra all'orizzonte

Vai ai contenuti
         
  

19 GIUGNO 1918:  I FATTI E LE IPOTESI.

Francesco Baracca e il tenete Osnago decollarono dal campo di volo di San Bernardino per un'altra missione di mitragliamento a volo radente. Osnago, giunto da poco alla squadriglia, aveva il compito di coprire Baracca vigilando in quota.
A pochi minuti dal decollo dei due aerei, molti testimoni videro un bagliore sul Montello. In tanti pensarono a una nuova vittoria del maggiore, ma poi di lui non si seppe più nulla fino al 23 giugno. Il tenente Osnago al rientro disse di averlo perso di vista durante l'azione e questo fatto fece sperare che fosse vivo, prigioniero del nemico.
Appena gli austriaci iniziarono ad arretrare, alcuni compagni di squadriglia e anche il giornalista, Raffaele Garinei, perlustrando il Montello tra i numerosi poveri resti dei fanti caduti durante la sanguinosa battaglia, rinvennero in un avvallamento, "la busa delle rane", presso Nervesa il cadavere del maggiore e i rottami dello Spad.

La tesi più accreditata offre questa ricostruzione:
Quel giorno, sul Montello, era in volo un ricognitore nemico Phonix C.I pilotato da Max Kauer con Arnold Barwig come osservatore-mitragliere. Dovevano volare sul fronte per scattare delle fotografie. Durante il volo videro due caccia Spad in avvicinamento a circa un chilometro e manovrarono prontamente per combatterli. Furono dunque loro a colpire l’aereo di Francesco Baracca incendiandolo?
Scattarono anche due foto dell'abbattimento e la vittoria fu omologata, dal comando austriaco, subito. Ben prima che si sapesse della sorte di Baracca. Inoltre, a seguito delle notizie italiane che Baracca era stato abbattuto con fuoco da terra, gli austriaci svolsero un'indagine constatando che i mitraglieri a terra non avevano munizioni incendiarie.
Anche tre loro ufficiali a terra, che seguirono lo scontro con l'uso di cannocchiali, confermarono che lo Spad venne abbattuto dal ricognitore. In conclusione, non c'era dubbio che fosse stato abbattuto da un aereo austriaco.
Ma Osnago riferì di non avere visto alcun apparecchio nemico.

La versione dell'abbattimento di Baracca ad opera di un velivolo nemico fu rifiutata dalle autorità italiane anche perché, essendo l'esito della guerra tutt'altro che deciso, la notizia dell'abbattimento dell'Asso degli Assi ad opera di un anonimo equipaggio di un ricognitore, avrebbe potuto minare il morale degli altri piloti.
Baracca, allora, venne colpito da terra?
All’arrivo dei biplani italiani gli austriaci iniziavano a sparar loro contro con tutto ciò che avevano. Appena il giorno prima una pallottola proveniente da una trincea aveva bucato il collo del giubbotto del maggiore.
Il 19 giugno venne colpito il pilota, oppure il motore che si incendiò facendo precipitare lo Spad?
E ancora: Baracca, già avvolto dalle fiamme, si tolse la vita sparandosi nell’incavo dell’occhio destro con la pistola? Pistola che effettivamente venne trovata fuori dalla fondina, a pochi passi dalla salma. L’eroe, del resto, l’aveva detto e scritto: “Meglio un colpo alla testa che bruciare vivo”.
E che ruolo hanno avuto, nella fine di Baracca, le pallottole e i pallettoni ritrovati poi conficcati nel motore Hispano-Suiza dello Spad?

Spiega lo storico dell’aviazione Gregory Alegi, docente alla Luiss, profondo conoscitore di questi scenari:
Nel giugno di cento anni fa l’Italia stava combattendo la battaglia decisiva. Era importante solo riconoscere quel cadavere e celebrare in fretta la morte dell’eroe più famoso. Per quanto oggi ci possa apparire strano, fare un’autopsia vera e propria, in quel contesto, non era davvero né comune né immaginabile. Per la stessa ragione non si poteva ipotizzare, in quei momenti, un attento esame dei rottami dello Spad.
Certo, l’ipotesi dell’abbattimento da terra non ne intaccava la gloria dell’imbattibilità nei duelli aerei, così importante anche per sostenere il morale delle nostre truppe; per lo stesso motivo, anche l’idea del suicidio non era accettabile per il Comando Militare. D'altronde, continua Gregory Alegi, sfrecciando così a bassa quota, Baracca non avrebbe proprio avuto il tempo di spararsi.

Oggi un nuovo studio condotto dai ricercatori trevigiani dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, propone un'altra e diversa lettura dei fatti.
Lo studio condotto dai ricercatori trevigiani ha riesaminato tutti i documenti noti, i volumi pubblicati e i luoghi nei quali la tragedia si consumò e sono giunti a questa conclusione:
Ad ucciderlo non sarebbero stati né un cecchino né i due aviatori austriaci né si sarebbe suicidato temendo di morire bruciato o di essere fatto prigioniero.
Quel pomeriggio di giugno, alle 18 e 30, Barwig e Kauer abbatterono senza dubbio un aereo italiano, che in molti videro cadere in fiamme, ma quel velivolo non era lo SPAD VII del maggiore Baracca ma l'aereo del sergente Antonio Nava della 81a Squadriglia la cui morte avvenne il giorno dopo a seguito delle ferite. Francesco Baracca precipitò dodici minuti più tardi, colpito da fuoco antiaereo. Volava a bassa quota e cadde all’interno della Valle dell’Acqua, una depressione dove nessuno poté vederlo cadere se non i soldati che vi combattevano. Quella che fu rinvenuta sulla sua fronte non è una ferita di arma da fuoco ma una lesione da impatto, subita colpendo con la testa l’angusto abitacolo dell’aereo. Baracca uscì con ogni probabilità vivo dallo schianto del suo velivolo e si trascinò lontano da esso per sottrarsi all’incendio che ne divorò i rottami. La storia della scomparsa dell’Asso degli Assi è dunque quella di un uomo che rimase presente a sé stesso sino all’ultimo istante e che affrontò con determinazione il proprio destino lottando per opporvisi.

Fin qui le tesi più o meno supportate da prove.
Noi, in realtà, crediamo che le riflessioni alle quali sia giusto attenersi siano le seguenti:
L'abbattimento di Francesco Baracca rientrava in uno scenario "normale" e prevedibile in guerra; centinaia di piloti caddero nella piena consapevolezza del rischio cui andavano incontro volando nel contesto bellico.
Baracca era consapevole di non essere invincibile. Già in altri duelli aerei era stato sfiorato dalle pallottole nemiche che lo avevano, per fortuna, risparmiato.
Infine, qualunque sia stata la causa della sua morte non è, in realtà, così determinante ai fini di una valutazione sul pilota e sull'uomo: Francesco Baracca fu un pilota eccezionale e perse la vita difendendo la Patria prodigandosi nel dovere fino alla fine senza mai risparmiarsi.  [P. & S.]



Cavalleggeri del 2º Reggimento cavalleria "Piemonte Reale" salutano Francesco Baracca

PER SAPERNE DI PIU'
- "L'asso degli assi - Francesco Baracca da Lugo al mito" di Gregory Alegi e Cesare Falessi - Bariletti Editori
- "Francesco Baracca - Indagine sulla morte di un eroe italiano" di Stefano Gambarotto e Renato Callegari - Editrice Storica
- "Baracca e il Barone", graphic novel di Alberto Guarnieri, Paolo Nurcis e Luca Vergerio - Editore Segni d'Autore
- "Francesco Baracca. L'eroe dimenticato della grande guerra" di Alessandro e Luca Goldoni - Biblioteca Universale Rizzoli
- "Francesco Baracca. Una biografia" di Paolo Varriale - Rivista Aeronautica
- "La Grande Guerra di Francesco Baracca - di Maria Luisa Suprani Querzoli - Capire Edizioni, 2020
- "Ritratto di Francesco Baracca - di Maria Luisa Suprani Querzoli - Ed. Booknes. 2023

La foto del Piemonte Cavalleggeri per g.c. di PIKABU e degli autori / collezionisti collegati.
https://pikabu.ru
Torna ai contenuti