
Meneghini Ferdinando
Nato a Quinto di Treviso il 19 luglio 1893.
Figlio di Giovanni e Cibin Maria.
Fornaio.
Allo scoppio del conflitto era già in forza al 87° Reggimento Fanteria (Brigata Friuli) fin dal 6 gennaio 1914.
Partito per la Tripolitania e Cirenaica e imbarcatosi a Napoli il 27 maggio 1914.
Sbarcato a Bengasi due giorni dopo.
Assegnato al 23° Reggimento Fanteria (Brigata Como) il 7 maggio 1915.
Rientrato in Italia per malattia e sbarcato a Taranto il 20 settembre 1917.
Rientrato al Deposito del 23° Reggimento Fanteria il 22 ottobre 1917.
Inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 7 dicembre 1917.
Partito dal territorio dichiarato in stato di guerra il 20 agosto 1918 per trasferimento al Deposito Aviatori di Torino in esecuzione del Telegramma Ministeriale T. G. 411-350 del 17 agosto 1918.
Inviato in congedo illimitato il 10 settembre 1919.
Sul Foglio Matricolare (Specchio D) si legge:
"Riportò la frattura del femore destro per essere rimasto accidentalmente preso sotto un sacco di farina caduto da un mucchio di sacchi mentre lavorava nel deposito di farina del Panificio Militare di Derna il 22 ottobre 1916. Come da Verbale del Consiglio di Amministrazione del 23° Reggimento Fanteria in data 23 gennaio 1917"
NOTE:
È interessante segnalare che, leggendo i Diari di Guerra delle Brigate Friuli (87° e 88° Reggimento) e Como (23° e 24° Reggimento) non vi sono evidenze di un invio di loro reparti in Cirenaica e Tripolitania.
- La Brigata Como il 23 maggio era schierata, con le truppe della 2ª divisione (I° Corpo d’Armata ; 4ª Armata), in occupazione avanzata della Val Boite (Sentinella Chiapuzza - Punta Caiella), a sbarramento delle provenienze dalla via d'Alemagna.
- La Brigata Friuli, dalle proprie sedi di guarnigione (87° Reggimento da Siena e 88° Reggimento da Livorno) era partita alla fine di maggio trasferendosi prima a Bassano e quindi a Palmanova alla dipendenza della 16ª divisione ed era giunta al fronte, nel settore di Monfalcone, il 20 agosto.
Tuttavia Meneghini, ancora assegnato al 23° Reggimento, si trovava in Africa dal momento che sul foglio matricolare è chiaramente verbalizzato l'incidente occorsogli il 22 ottobre del 1916 quando rimase ferito durante le operazioni di scarico nel deposito di farina del Panificio Militare a Derna, in Cirenaica.

Caffè d'Italia a Derna (Cirenaica) 1913
ULTERIORE CURIOSITÀ:
Nel Foglio Matricolare di Meneghini Ferdinando compare una registrazione, datata 5 settembre 1918, che lo colloca a Novara. L’indicazione, tuttavia, appare successivamente depennata — non con certezza, ma con quel tratto incerto che lascia spazio al dubbio e alla curiosità. Cosa accadde davvero in quei giorni?
Già dal 1913, il territorio italiano ospitava numerosi campi scuola militari, alcuni con strutture stabili: Aviano, Somma Lombardo, Cascina Malpensa, la stazione degli idrovolanti di Venezia. A questi si affiancavano impianti civili come Cameri (Novara) e San Giusto (PI), e campi operativi disseminati da Centocelle a Mirafiori, da Venaria Reale a Cuneo, da Padova a Bologna, fino a La Comina.
Proprio a Cameri, dove era attivo anche il Comando militare, l’attività formativa si svolgeva con ritmo serrato. Al termine del conflitto, la linea di volo contava ben quattro piste. La scuola brevettò 1141 piloti: 23 nel 1915, 193 nel 1916, 414 nel 1917 e ben 511 nel 1918 — l’anno in cui, forse, anche Meneghini transitò da lì.
Al momento, non disponiamo di documenti che confermino la sua effettiva partecipazione ai corsi di volo. Tuttavia, un dato emerge con chiarezza: il 27 gennaio 1925, Meneghini Ferdinando risulta iscritto nel Ruolo 71-B delle Forze in Congedo degli Aviatori, presso il Distretto Militare di Treviso.
Un indizio, forse. Una traccia che non pretende di affermare, ma invita a cercare. Perché anche una nota depennata può custodire il battito di una storia che attende di essere svelata.

Campo di volo - Scuola Battaglione Aviatori- di Cameri (NOVARA) 1917
Il volo, come promessa di riscatto
Nel cuore della Grande Guerra, il cielo non fu soltanto teatro di combattimenti: fu anche sogno, orizzonte, possibilità. Per molti giovani, l’addestramento al volo rappresentava una via di fuga dalla trincea, una speranza di riscatto, un gesto di fiducia nelle proprie capacità. Il pilota non era solo un soldato: era un uomo che sfidava la gravità, il destino, la paura.
Se davvero Meneghini Ferdinando transitò per Cameri, anche solo per pochi giorni, forse portò con sé quell’eco di libertà che il volo sapeva donare. E se non fu brevettato, se non decollò mai, resta comunque il segno di un desiderio, di una possibilità sfiorata. Perché anche il cielo, a volte, si lascia solo immaginare.
