Vai ai contenuti

Quintini



Ogni comunità conserva frammenti di memoria che raccontano la propria storia, silenziosamente custoditi tra documenti ingialliti, fotografie sbiadite e nomi incisi nel tempo.
Gli autori di questo sito, per  il loro profondo senso di appartenenza al proprio Comune, hanno raccolto e ricostruito le tracce lasciate da chi ha vissuto la tragedia della Grande Guerra.
In queste pagine, il lettore troverà volti, percorsi, sacrifici e ritorni: una narrazione corale che si snoda tra onorificenze, iniziative di memoria popolare e un paziente lavoro di archivio.
Non è solo un racconto storico, ma un gesto di riconoscenza verso coloro che hanno fatto ritorno e verso chi, invece, è rimasto oltre l’orizzonte.


QUINTO DI TREVISO


Per "esprimere la gratitudine della Nazione" verso coloro che combatterono durante la Prima guerra mondiale o nei conflitti precedenti e furono insigniti della croce al merito di guerra, fu istituito l’Ordine di Vittorio Veneto con la Legge n. 263 del 18 marzo 1968.
 
L’onorificenza, conferita con Decreto del Capo dello Stato su proposta del Ministro della Difesa, prevedeva anche un modesto assegno annuo di 60.000 lire destinato ai decorati con reddito non superiore al minimo.
 
Le insegne dell’Ordine comprendevano un diploma nominativo e una croce metallica con nastro tricolore e fascia azzurra centrale. In occasione del conferimento, veniva inoltre consegnata una medaglia d’oro commemorativa del cinquantenario della vittoria.
 
L’ultimo Cavaliere di Vittorio Veneto fu Delfino Edmondo Borroni, classe 1898, bersagliere del 6° Reggimento. La sua scomparsa, avvenuta il 26 ottobre 2008, segnò la quiescenza dell’Ordine, non essendovi più, in Italia, né decorati né possibili destinatari dell’onorificenza.
 
L’Ordine di Vittorio Veneto rappresentò l’ultima decorazione commemorativa italiana dedicata esclusivamente ai reduci della Grande Guerra. Precedentemente, il 29 luglio 1920, era stata coniata la “Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918”, assegnata a quanti parteciparono alle operazioni belliche in patria e all’estero.
 
Questa medaglia costituì la versione italiana della “Medaglia Interalleata della Vittoria”, istituita dai Paesi vincitori della Prima guerra mondiale sulla base della deliberazione adottata dalla Commissione speciale nominata dall’Assemblea generale della Pace nel 1920.









L’evoluzione delle disposizioni contenute nella circolare emanata il 27 dicembre 1922 dal Sottosegretario di Stato Dario Lupi, che promuoveva la creazione dei Parchi della Rimembranza e il programma del Generale Giovanni Faracovi, approvato nel novembre 1928 dal Ministero della Guerra e dal Capo del Governo, relativo alla costruzione dei grandi Sacrari della memoria, risvegliarono in numerosi comuni italiani l’esigenza di raccogliere e conservare i nomi e le fotografie dei propri cittadini che avevano preso parte alla Grande Guerra.
 
Anche a Quinto di Treviso si avvertì la necessità di avviare una simile iniziativa. Nel 1929, questo desiderio di memoria si concretizzò nella realizzazione di un pannello che raccoglieva i volti e i nomi dei caduti, dei mutilati, dei feriti e dei reduci di Quinto e della frazione di Santa Cristina.
La stampa, di circa 50 x 70 cm, fu prodotta dal laboratorio fotografico “Foto Industria Piave Montello” di Giulio Dall’Armi, a Valdobbiadene, e resa disponibile alla cittadinanza. Fino alla metà degli anni Sessanta era possibile trovarla, incorniciata, sotto i portici d’ingresso di molte abitazioni rurali.

Il timore che questi frammenti di memoria potessero andare perduti ci ha spinto ad avviare una nuova e più ampia ricerca: non solo per conservare il ricordo dei Caduti, ma anche per recuperare le informazioni di quanti, terminato il conflitto, poterono finalmente fare ritorno a casa. Ma, si sa, tra il dire e il fare...

Il primo passo fu osservare con attenzione i volti dei nostri ragazzi: da lì, si rese necessario un paziente lavoro di restauro delle fotografie presenti nell’unica copia in nostro possesso, ormai segnata dal tempo.
Va notato che non tutte le immagini corrispondono al periodo bellico: in diversi casi si tratta di foto successive, riconoscibili dall’abbigliamento civile e dal volto più maturo dei reduci. Inoltre, non tutti i concittadini chiamati alle armi sono presenti nella stampa, come riscontrato nei confronti con i fogli matricolari. Per ovviare a queste assenze, laddove mancava la fotografia del reduce, si è deciso di inserire la riproduzione di un foglio di congedo dell’epoca.

Durante la Prima guerra mondiale furono chiamate alle armi tutte le classi di leva dei nati tra il 1874 e il 1900: circa sei milioni di uomini, partiti per il fronte da ogni città, paese e borgo d’Italia. Anche in una piccola realtà come Quinto di Treviso, le chiamate furono numerose: centinaia di giovani lasciarono le loro famiglie e le campagne per andare incontro al destino incerto della guerra.
Il lavoro di ricerca necessario per recuperare le loro storie è lungo e complesso.


Richiede l’accesso diretto agli Archivi di Stato e la consultazione di numerosi volumi, delicati e fragili, poiché si tratta di documenti centenari. I fogli matricolari, esaminati uno ad uno, sono spesso scritti con grafie difficili da decifrare, e la loro interpretazione richiede tempo e attenzione. È proprio il desiderio di condividere la memoria dei nostri soldati che ci ha spinto a pubblicare le informazioni via via che vengono raccolte e verificate.
Laddove possibile, le schede individuali sono state arricchite con immagini, disegni, schemi e informazioni storiche sull’arma di appartenenza, sui luoghi di combattimento e su altri aspetti legati a quel drammatico periodo vissuto in piena giovinezza. Le informazioni inserite riguardano esclusivamente il periodo bellico, salvo nei casi in cui, per ragioni di comprensione, è stato utile includere l’intero contenuto del foglio matricolare.
Riguardo alla professione civile dei coscritti, va ricordato che il foglio matricolare registra quella esercitata al momento della prima chiamata. Per i soldati soggetti a più ruoli nel corso del tempo, sono emerse differenze anche notevoli tra le varie indicazioni professionali, rivelando cambi di categoria avvenuti in anni successivi.

Infine, una nota sulla scelta dello sfondo grafico utilizzato per questa pagina. Si tratta di un’opera dipinta nel 1883 da Guglielmo Ciardi, intitolata "Messidoro".




Nella radiosa campagna di Quinto di Treviso, contadini laboriosi falciano i prati circondati dal grano ormai prossimo alla maturazione.
Abbiamo immaginato così il ritorno a casa dei nostri soldati: una giornata di sole, campi rigogliosi pronti a riabbracciarli, e un lavoro da riprendere che potesse finalmente offrire loro frutti e nuova speranza.
I dorati mosaici di grano guidano lo sguardo verso l’orizzonte, dove i monti chiudono la scena.
Un orizzonte, finalmente, sereno.



[ SCHEDE INDIVIDUALI ]

 
Torna all'inizio
Torna ai contenuti