Quintini

QUINTO DI TREVISO - 1915 / 1918
QUINTO DI TREVISO - 1915 / 1918
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I    R E D U C I
Per "esprimere la gratitudine della Nazione" a quanti, avendo combattuto durante la Prima guerra mondiale o nei precedenti conflitti ed avessero conseguito la croce al merito di guerra, fu istituito, con la Legge n. 263 del 18 marzo 1968, l' Ordine di Vittorio Veneto.
All'onorificenza, concessa con Decreto del Capo dello Stato su proposta del Ministro della Difesa, corrispondeva anche un esiguo assegno annuo di 60.000 lire, in favore di quei decorati che non godevano di un reddito superiore al minimo.
Le insegne dell'Ordine erano costituite dal diploma nominativo di conferimento e da una croce metallica con nastro tricolore e fascia azzurra centrale. Nell'occasione fu consegnata anche una piccola medaglia d'oro commemorativa del cinquantenario della vittoria.
L'ultimo dei Cavalieri di Vittorio Veneto fu Delfino Edmondo Borroni, classe 1898, bersagliere nel 6° Reggimento. Con la sua morte, avvenuta il 26 ottobre 2008, l'Ordine divenne quiescente non essendovi più, in Italia, né insigniti né insignibili di tale onorificenza.
L'Ordine di Vittorio Veneto costituì, in ordine di tempo, l'ultima onorificenza commemorativa italiana riferita esclusivamente ai reduci della Grande Guerra. Prima di allora, il 29 luglio 1920, fu coniata la "Medaglia Commemorativa della Guerra Italo Austriaca 1915-1918" che fu concessa a quanti presero parte alle operazioni belliche in Italia e all'estero.
Questa onorificenza fu l'espressione nazionale della "Medaglia Interalleata della Vittoria" istituita dai Paesi vincitori della Prima guerra mondiale con
la deliberazione presa dalla Commissione speciale nominata dall'Assemblea generale della Pace nel 1920.
L'evoluzione delle disposizioni contenute nella circolare emanata il 27 dicembre 1922 dal Sottosegretario di Stato Dario Lupi, riguardante la creazione dei Parchi della Rimembranza e la presentazione del programma del Generale Giovanni Faracovi, approvato nel novembre del 1928 dal Ministero della Guerra e dall'allora Capo del Governo, riguardante l'edificazione dei grandi Sacrari della memoria, fece sentire, in moltissimi comuni, l'esigenza di raccogliere i nominativi e le fotografie dei propri cittadini che parteciparono alla Grande guerra.
Anche a Quinto di Treviso si pensò ad analoga iniziativa. Il lavoro di recupero di queste informazioni si concretizzò nella creazione, nel 1929, di un pannello dove furono inseriti i volti e i nomi dei caduti, dei mutilati, dei feriti e dei reduci del comune di Quinto e di Santa Cristina.
La stampa, di circa cm 50 x 70, fu prodotta dal laboratorio fotografico "Foto Industria Piave Montello" di Giulio Dall'Armi di Valdobbiadene e messa a disposizione della cittadinanza.
Fino alla metà degli anni Sessanta era ancora possibile trovarla, incorniciata, sotto i portici degli ingressi di molte case rurali.
Il timore che questi ultimi frammenti di memoria potessero andare definitivamente perduti ci ha fatto capire che avremmo dovuto iniziare un nuovo e più ampio percorso di ricerca volto, in questo caso, al recupero delle informazioni, non solo dei Caduti, ma anche di quanti, terminato il conflitto, poterono finalmente far ritorno a casa.
Ma, tra il dire ed il fare....
Innanzitutto, osservando i volti dei nostri ragazzi, abbiamo dovuto affrontare un lungo e certosino lavoro di restauro delle foto presenti sulla copia in nostro possesso che presenta tutti i segni del tempo. Annotiamo che non tutte le foto sono riconducibili all'esatto periodo bellico. Molte sono state eseguite successivamente come si comprende dall'abbigliamento civile e dall'aspetto maturo dei reduci. Inoltre, non tutti i nostri concittadini chiamati alle armi, sono presenti nella stampa come abbiamo rilevato fin dai primi confronti con i fogli matricolari.
Il desiderio di condividere la memoria dei nostri soldati ci ha spinto a pubblicare, subito, un primo elenco, suddiviso in schede alfabetiche, con la sola immagine, il nome e l'anno di nascita del soldato con l'impegno di redigere, successivamente, le singole schede arricchendole di informazioni sull'arma di appartenenza, sui luoghi di combattimento e su altri aspetti legati al drammatico periodo che affrontarono nel pieno della loro giovinezza.
Aggiungiamo, infine, una nota sulla scelta dello sfondo usato per queste pagine.
Ancora Ciardi, questa volta Guglielmo, con quest'opera dipinta nel 1883 da lui intitolata "Messidoro".
Nella radiosa e ridente campagna quintina, laboriosi contadini falciano i prati circondati dal grano che sta maturando.
Ci è piaciuto pensarlo così il ritorno a casa dei nostri soldati.
Una giornata di sole che inonda i campi pronti ad accoglierli per riprendere il lavoro che avevano interrotto e che, finalmente, potrà dar loro frutti e motivo di nuova speranza.
Un dorato mosaico di campi di grano accompagna lo sguardo in panorami sempre più lontani fino a giungere alla linea dei monti all'orizzonte. Un orizzonte finalmente sereno.
GUGLIELMO CIARDI - "MESSIDORO" - 1883
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