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Michieletto Riccardo 1890 - Quintini

I R E D U C I
QUINTO DI TREVISO
QUINTO DI TREVISO - 1915 / 1918

  Michieletto Riccardo Giuseppe

  Nato a Quinto di Treviso il 17 aprile 1890.
  Figlio di Luigi e Pozzebon Lucia.
  Contadino.


Chiamato alle armi, ai sensi del R. D. 22 aprile 1915, Circolare Riservata N. 555 del Ministero della Guerra, Direzione Generale Leva e Truppa e giunto al Deposito dell' 8° Reggimento Bersaglieri l' 8 maggio 1915.


Inviato in territorio dichiarato in stato di guerra il 24 maggio 1915.
Assegnato alla 101ª Compagnia Presidiaria presso il 23° Reggimento Fanteria (Brigata Como) il 15 gennaio 1916.
Rientrato all' 8° Reggimento Bersaglieri il 4 maggio 1916.
Prigioniero di guerra durante il ripiegamento al Piave.
Rimpatriato dopo l'armistizio il 25 novembre 1918.
Inviato in licenza illimitata il 9 agosto 1919.
Congedato il 15 agosto dello stesso anno.
Deceduto a Quinto di Treviso il 30 giugno 1926.
Sul foglio Matricolare di Michieletto Riccardo sono riportate alcune informazioni. Alcune di queste sono state, successivamente, cancellate con un tratteggio a penna rossa.

Tale avuto congelamento ai piedi. [1]
Ricoverato Ospedale Militare di Milano. [2]
Rientrato al corpo dell' 8° Bersaglieri.
Catturato dal nemico in Lavarone  lì 25 ottobre 1917 [3]
Inviato al campo di concentramento di Bei Papa  [4]
Rimpatriato dalla prigionia  lì 25 novembre 1918.

Alcune considerazioni sulle annotazioni riportate nel Foglio Matricolare:
[1] – Il congelamento ai piedi risulta verosimile e coerente con le condizioni estreme affrontate dall’8° Reggimento Bersaglieri, schierato in prima linea per l’intero anno 1916 nel settore dolomitico Lavaredo–Oberbacher. Le posizioni occupate includevano le pendici nord del Forame, Val Bacher, Valle del Boden, Laghi di Boden, Forcella Pian di Cengia, Kanzel e Zsigmondy: aree impervie, soggette a neve e gelo persistente.
[2] – È plausibile che, per una patologia come il congelamento, il ricovero sia avvenuto in una struttura sanitaria diversa dagli ospedali da campo, probabilmente in un ospedale militare stabile, più attrezzato per trattamenti prolungati.
[3] – La località indicata come luogo della cattura, Lavarone, appare poco credibile. Nel 1917, infatti, Lavarone era territorio austro-ungarico, distante circa cento chilometri dalla linea del fronte dove operava l’8° Reggimento Bersaglieri. Anche la data del 25 ottobre 1917 sembra fungere da riferimento generico: coincide con l’inizio dell’offensiva austro-tedesca che provocò il ripiegamento delle truppe italiane verso il Piave. L’8° Reggimento iniziò il ritiro il 26 ottobre, procedendo ordinatamente verso sud e senza contatti diretti con il nemico fino al 9 novembre, quando fu attaccato violentemente a Longarone. A conferma di questa dinamica, si segnala il caso di Favarato Antonio, anch’egli Bersagliere dell’8° Reggimento e originario di Quinto, catturato proprio durante il combattimento di Longarone il 10 novembre 1917.
[4] – Il campo di prigionia indicato nel Foglio Matricolare è quello ungherese di Csót bei Pápa, dove furono internati circa settantamila soldati italiani. La struttura era nota per ospitare prigionieri provenienti dal fronte orientale e centrale.



Dal Diario di Guerra del 1917 dell' 8° Reggimento Bersaglieri (Battaglioni V, XII e XXXVIII)

"Il Reggimento trascorre gran parte del nuovo anno nelle posizioni di rio Bosco, Croda d'Ancona, Padeon, Rio Felizon e Val Grande, tutte nella regione di Monte Cristallo e di Monte Forame. Non si verificano avvenimenti importanti ed i suoi riparti, superando gravi difficoltà opposte dalla neve e dalle intemperie, sono impegnati in lavori per il rafforzamento della linea di difesa.
Il 26 ottobre, in seguito all'offensiva austriaca, si opera un primo arretramento ed il reggimento si porta sulle posizioni: pendici Monte Fiammes - Col degli Stombi - Testaccio, ove rimane fino alla notte del 3 novembre per permettere lo sgombero delle artiglierie e delle munizioni.
In seguito l'8°, che costituisce l'estrema retroguardia del I° corpo d'armata, ripiega: il comando si trasferisce da val Grande a Osp. Tre Croci; il XXXVIII si porta a Vodo.
Il giorno seguente, mentre il V° arretra dietro la linea difensiva di Zuel, il comando si sposta a Venas e indietreggia il 5 [novembre] a Valle di Cadore con i battaglioni V e XII. Il XXXVIII, passato a disposizione della fortezza Cadore - Maè, prende posizione nel tratto Vinigo - Peaio - Coll'Alto.
Il 7 novembre il V° e il XII° si trasferiscono a Rivalgo, il giorno successivo raggiungono Termine di Cadore; l'altro battaglione (XXXVIII) si porta, a sua volta, a Rivalgo respingendo con successo i primi nuclei avversari che, armati di mitragliatrici, tentano infiltrarsi fra le nostre linee.
Durante le prime ore del 9 novembre, il comando del reggimento, il V° ed il XII° battaglione raggiungono Ponte nelle Alpi; il XII° si distende a protezione della testa di ponte, passando alla dipendenza del comando delle truppe che difendono la depressione di Fadalto e successivamente, nella notte, si schiera sulle colline di Farra d'Alpago. Il XXXVIII, giunto a Termine nelle prime ore del 9 novembre, riprende nel pomeriggio la marcia su Longarone; ma non appena pervenutovi la strada Longarone - Belluno viene fortemente battuta da mitragliatrici avversarie appostate sulla sponda sinistra del Piave. Il nemico ha già occupato l'abitato di Villa Faé. Il battaglione tenta aprirsi la via per non rimanere tagliato fuori; due compagnie attaccano l'abitato sotto vivo fuoco di fucileria e mitragliatrici riuscendo a sfondare un primo sbarramento nemico ed a catturare alcuni prigionieri. Si trovano quindi di fronte ad altri ostacoli, che del pari superano, ma i già decimati resti del XXXVIII, fatti segno ad un improvviso ed insostenibile fuoco, proveniente dalle case prospicienti la strada e ad un violento assalto, dopo aver sostenuto una impari lotta corpo a corpo, finiscono coll'essere travolti."

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